storia del Cespi

Cespi Sesto San Giovanni

A cura di Pina Barbanti e Carlo Maria Bossi


L’origine

Il Cespi nasce nel 1974, il 14 dicembre di 46 anni fa, a Milano – prima sede in Via Paolo Sarpi, poi in Piazza Dateo nei locali del Comune di Milano – grazie all’incontro di due personalità creative e generose: Enrico Ghilmetti e Bepi Tomai.

Enrico Ghielmetti è un imprenditore di successo legato all’ordine secolare dei “Milites Christi” fondato da Giuseppe Lazzati, rettore dell’Università Cattolica e già deputato alla Costituente. La sua cultura è quella tipica dell’ala sociale di un mondo cattolico fortemente impegnato. Sono esponenti del suo Istituto Secolare quelli che hanno fondato e retto per lunghi anni a Milano il Collegio d’Oltremare. Vi approdano giovani di quelli che tutti chiamavano Paesi Non Allineati. La più parte sono studenti in medicina mantenuti agli studi nelle nostre università e che una volta raggiunta la laurea preferiscono stabilirsi in Italia, con moglie e professione. Questa abitudine, imprevista, costringerà a un ripensamento del rapporto con le potenziali élites dirigenti dei Paesi in via di sviluppo. Enrico Ghielmetti riflette perplesso su questi esiti ed è alla ricerca di una soluzione cristianamente e politicamente innovatrice e all’altezza della fase storica.

Le Acli, di cui Bepi Tomai è stato storico rappresentante, mantengono a quei tempi una serie di legami organici con i movimenti internazionali. I due – Ghielmetti e Tomai – sono fatti per intendersi e dal loro incontro nasce il Cespi, un’esperienza che provvede a chiudere felicemente il cerchio con l’arrivo di Luis Gonzaga De Souza Lima, giovane leader studentesco brasiliano in fuga dal regime dittatoriale del suo Paese, che assume il ruolo di direttore del Centro per diversi anni, prima di rientrare a Rio per insegnare alla Pontificia Universidade Catolica.

Il Cespi si dota presto, grazie ai suoi soci, a donazioni e finanziamenti, di una solida e cospicua dote libraria, che aiuta a comprendere l’evoluzione storica, sociale e politica, di un gran numero di Paesi di quello che allora veniva definito “Terzo Mondo”; oltre ad una aggiornata e vasta emeroteca italiana ed internazionale sugli stessi temi.

Le conoscenze dei propri soci e gli stretti rapporti nazionali ed internazionali con il mondo della cultura e della politica consentono al Cespi di organizzare periodici eventi di formazione ed informazione, per gli associati, le scuole ed il pubblico in generale.

Per statuto, il Cespi prevede la presenza di un Consiglio Direttivo, un Presidente, un Direttore ed un Comitato Scientifico, di cui fanno parte numerosi rappresentanti del mondo universitario e della cultura milanese.

Il tempo degli esuli e dell’internazionalismo

È interessante osservare come nei primi anni una serie di intellettuali esuli dai paesi latino- americani trovino nella metropoli milanese proprio nel Cespi il punto di riferimento. Andrea Rivas, che ne diventerà direttore dopo Luis Gonzaga De Souza Lima, è esule dal Cile di Pinochet. E via elencando. La sintesi più alta viene raggiunta con la presenza e il magistero di Enrica Collotti Pischel, presidente del Comitato Scientifico. Enrica infatti è la maggior sinologa italiana e la maggiore esperta di Vietnam, ma è nel contempo riconosciuta come punto di riferimento politico da tutta una serie di movimenti che hanno messo a tema la continuità stretta che esiste tra ambito nazionale ed internazionale. Si aggiunga la prossimità di Enrica Collotti Pischel alla comunità israelitica milanese, da sempre protagonista della politica cittadina: dal sindaco Aldo Aniasi, al Circolo di via De Amicis, a David Bidussa, direttore dell’Archivio Storico Feltrinelli.

Sono anche gli anni, gli ’80 e i ’90, in cui si rafforzano i legami del Cespi con l’associazionismo terzomondista, che cercava nel Centro un momento di ricostruzione della storia e dell’identità dei Paesi per i quali finanziava i progetti di sviluppo (Africa ’70, Movimento Liberazione e Sviluppo e via dicendo).

Il trasferimento da Milano a Sesto

Il venir meno, negli anni ’90, della disponibilità della sede di Piazza Dateo a Milano, a causa dei lunghissimi lavori di ristrutturazione dello stabile pericolante, spinge il Cespi a trovare una nuova collocazione, non eccessivamente periferica rispetto all’ambito milanese in cui da due decenni lavora.

La sua dote libraria e la capacità di interpretazione dei problemi internazionali consentono di creare una partnership con il Sistema Bibliotecario Urbano di Sesto San Giovanni, collocandosi proprio nello stesso edificio della Biblioteca contrale cittadina. Il Cespi viene vincolato contrattualmente ad affiancarsi alla biblioteca catalogando i propri libri e riviste nel sistema bibliotecario ed organizzando per il Comune periodici eventi pubblici, prevalentemente legati ad eventi internazionali d’attualità.

Nei primi anni sestesi matura la necessità di rifondare il Centro Studi, per tenere in debito conto i limiti ed i vantaggi derivanti dalla delocalizzazione a Sesto e dall’opportunità di meglio integrarsi con le attività di volontariato a livello locale.

La nuova presidenza di Giovanni Bianchi, che sostituisce Enrico Ghielmetti, ed i direttori che si succedono negli ultimi anni (Patrizia Minella, Pino Trotta, Vittorio Gioiello) devono pertanto confrontarsi con un nuovo punto di vista sull’internazionalità ed i soci confrontarsi anche con i problemi quotidiani di integrazione dei nuovi abitanti di Sesto.

Il tempo degli immigrati e dell’integrazione

Il Cespi è chiamato da una lato ad indirizzare i propri scopi statutari anche alle necessità del territorio che lo ospita, dall’altro a conoscere e capire non solo la realtà dei Paesi stranieri ma anche la più recente e incombente realtà dei sempre più numerosi ”stranieri” presenti in Italia.

Il Cespi, da quando è nato – nel suo piccolo e cosciente del proprio scarso potere – ha sempre pensato il mondo per contribuire a cambiarlo almeno un poco. Alla rinnovata attenzione per la ricerca e lo studio finalizzata ad un tentativo storico di “risolvere” i problemi dei Paesi del sud del mondo e dell’est europeo si affianca necessariamente l’approccio positivo all’integrazione di chi, straniero, è intenzionato a convivere con il Paese che lo ospita.

Tante le iniziative, di cui molte degne di nota per la partecipazione del pubblico e per l’argomento toccato, quali, ad esempio, il ciclo di 5 serate sull’Islam, tenuto nel 2008, e la pubblicazione nel 2012 del libro del Cespi “I nuovi abitanti dell’hinterland – Storie di migranti a Sesto San Giovanni” a cura di Aldo Silvani. Si tratta di due iniziative che danno una chiara percezione della capacità di vivere i problemi di varie aree del mondo e, nel contempo, quelli legati alla sempre maggiore internazionalità che caratterizza la società italiana.

Negli ultimi anni la proposta del Cespi si arricchisce di un prezioso contributo che ha gambe nella competenza e disponibilità di molti volontari, che danno vita quotidiana ai Corsi di Italiano per stranieri ed alla Scuola delle mamme straniere.

La sintesi del Cespi di oggi

Il Cespi di oggi si può definire una sintesi tra una visione internazionale ed un approccio di sostegno e comprensione dell’internazionalità portata dagli immigrati. Due facce della stessa medaglia?

L’azione più confacente con gli scopi statutari originali, riguardante lo studio dei problemi internazionali e la ricerca continua sui tempi di maggiore attualità, si concretizza in decine di incontri pubblici, interventi di formazione nelle scuole sestesi e non, pubblicazioni e convegni, trovando nuovo vigore, anche grazie alla qualità ed all’apporto personale della presidenza, della direzione e dei membri del Comitato Scientifico.

Infine, ma non ultima, va ricordata la proficua collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano e con la Scuola di Scienze della Mediazione linguistica e culturale (Dipartimento di Scienze della Mediazione linguistica e di Studi interculturali) nelle attività di seminari di formazione e aggiornamento. Collaborazioni che danno continuità ad una tradizione storica del Cespi.

Intorno e dentro al Cespi nazionale, prima milanese poi anche sestese, si muovono negli anni diverse centinaia di insegnanti, studenti e semplici cittadini per alimentare la propria sete di informazione e la propria coscienza critica. Decine di volontari si alternano invece nel direttivo del Centro e nei suoi gruppi di lavoro, nei corsi di italiano per stranieri, nella scuola delle mamme. Molti studenti universitari e di scuola superiore svolgono infine al Cespi i loro stage formativi.

Il Cespi sta perseguendo gli obiettivi della giustizia internazionale percorrendo il doppio binario della crescita culturale e della promozione umana. Binari senza soluzione di continuità ma strettamente legati da traversine, ogni volta diverse, costituite dalla disponibilità personale dei suoi associati e dal sostegno ed interesse delle strutture sociali ed amministrative in cui operano, conseguendo peraltro un positivo record di longevità tra le associazioni culturali. Ci si sta infatti velocemente avvicinando al 50° anniversario della sua fondazione.

Dirigenti storici dell’associazione

Dalla data della sua fondazione il Cespi ha visto susseguirsi i seguenti Presidenti e Direttori

PresidentiEnrico Ghielmetti (1974 – 2003)
Giovanni Bianchi (2003 – 2017) 
Dino Gavinelli (2018 – oggi)
DirettoriLuiz Gonzaga de Souza Lima – Brasile (1974 – 1980)
Rodrigo Andrea Rivas – Cile (1980 – 1994)
Giancarlo Costadoni (1994 – 1995)
Valeria Allione (1995 – 1999)
José Luis Tagliaferro – Argentina (1999 – 2003)
Pino Trotta (2003 – 2004)
Patrizia Minella (2004 – 2013)
Vittorio Gioiello (2013 – oggi)

I presidenti storici del Cespi

ENRICO GHIELMETTI

Nato nel 1926 a Binago (CO) e morto in Agrate Brianza nel 2011.

Nel 1957 si consacra a Cristo Re divenendo membro dell’Istituto secolare “Cristo Re”, associazione Milites Cristi, di Milano, fondato da Giuseppe Lazzati, col desiderio di voler vivere da laico, cercando il regno di Dio nel trattare le cose temporali.

Agratese di adozione, opera nell’associazionismo della comunità locale (Azione Cattolica, terza età, gruppi di ascolto, archivio parrocchiale).

Conduce diverse ricerche storiche attinenti alla popolazione di Agrate Brianza, facendo pubblicare alcuni volumi di grande interesse locale.

Nel 1974 fonda, e ne é presidente fino al 2003, il CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali). Come da lui voluto, il CESPI è stato luogo laico di formazione e di incontro di culture.

Ghielmetti ha abbinato alla vastità degli orizzonti geopolitici una instancabile attenzione alle persone e una costante, ottimistica ironia. Sempre attento e munifico, ha fino all’ultimo coniugato interessi politici, disponibilità personale e buonumore contagioso.

Nel 1996, introducendo il volume “Etica e Scelte Economiche”, un saggio pubblicato dal CESPI, così scrive:

Il valore fondamentale che fin dal 1974 accomunò gli studiosi italiani e stranieri disponibili a collaborare alla fondazione del CESPI fu e continua a essere la giustizia, vista come fattore determinante per lo sviluppo politico-economico mondiale e come premessa per l’instaurazione di una pace duratura tra i popoli. Ma la giustizia presuppone il riconoscimento incondizionato ed esplicito dell’Uomo: di ogni uomo, al di là di ogni differenza che non poche volte diviene causa di contrasti e tensioni, ma che per noi del CESPI è motivo di ricchezza culturale e spirituale, oltre che segno di apertura mentale e di maturazione umana. Per questo il CESPI ha fin dall’inizio profuso ogni sforzo atto a conoscere in profondità le culture presenti in questo nostro mondo così grande e al tempo stesso così piccolo…”.

GIOVANNI BIANCHI

Giovanni Bianchi è nato nel 1939 ed è morto nel 2017 a Sesto San Giovanni.

Si laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica di Milano e svolge attività di insegnante di filosofia e storia nei licei. Democratico d’ispirazione cristiana, si impegna in politica e nel sindacato. È consigliere comunale per la Democrazia Cristiana a Sesto San Giovanni. Si impegna nelle ACLI e diviene dirigente del movimento prima a livello regionale poi a livello nazionale. È eletto presidente delle ACLI nel 1987 e mantiene la carica fino al 1994.

La sua ricca esperienza nelle Acli lombarde gli consente di approfondire “il solco e la radice” delle ACLI: il cattolicesimo sociale e politico. Di qui il suo richiamo all’esperienza di Luigi Sturzo e alla spiritualità di Giuseppe Dossetti.

Il Congresso delle ACLI di Milano del 1988 conferma la nuova sintonia dell’Associazione con la componente conciliare della Chiesa italiana e permette quindi una riaffermazione della proposta aclista sui binari dell’autonoma radicalità cristiana e della presenza solidale e propositiva nella società civile.

La centralità delle autonomie locali, la sussidiarietà, l’autonomia della politica, rappresentano insieme i cardini e le linee di un impegno del cattolicesimo politico italiano. Sotto la Presidenza Bianchi viene a consolidarsi la partecipazione aclista ai “cartelli” con altre associazioni e soggetti politici, costruiti su singoli obiettivi: quello contro il commercio delle armi (Contro i mercanti di morte); la proposta “Educare non punire” contro la Legge Jervolino-Vassalli sulle tossicodipedenze; l’approccio “costituente” alla tematica delle regole che porta dopo il 1990 al grande impegno dei referendum per la riforma della legge elettorale (che ebbero un decisivo contributo aclista); la mobilitazione contro la legge Mammì sull’emittenza televisiva.

Dopo il 1991 il cammino del Movimento rivela nuove accentuazioni, probabilmente proprio per la consapevolezza dei limiti del progetto imperniato sulla società civile, nella profonda crisi di transizione che tocca complessivamente il ruolo dei cattolici in Italia. Il ritorno delle ACLI al centro della vicenda ecclesiale italiana viene suggellato con la “liturgia congressuale” del dicembre del 1991, tutta mirata a simboleggiare il superamento della precedente frattura.

Il sempre più netto e insistito recupero da parte di Giovanni Bianchi della tradizione ideale del cattolicesimo democratico in versione sturziana porta invece l’Associazione ad un nuovo dialogo con la DC, con un impegno crescente a rifondare l’esperienza democristiana (o un’esperienza post democristiana).

E’ coerente a questa prospettiva la stessa scelta di Giovanni Bianchi all’inizio del 1994 di lasciare la Presidenza delle ACLI per candidarsi alle elezioni del nuovo Partito Popolare, di cui diviene poi presidente del Consiglio nazionale. Eletto deputato, è relatore della legge per la cancellazione del debito estero dei paesi del Terzo Mondo.

Alle elezioni politiche del 2001 è ancora una volta eletto alla Camera. Aderisce al gruppo de La Margherita. È membro per 5 anni della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera.

È anche tra i fondatori e animatori dei “Circoli Dossetti” e presidente del CESPI, che aveva fondato nel 1974.

Diventa commissario reggente del coordinamento cittadino di Sesto San Giovanni della Margherita. Dal 24 novembre 2007 diviene il primo segretario provinciale di Milano del Partito Democratico.

È di quegli anni anche il suo forte impegno profetico per la pace, con i viaggi a Gerusalemme, Baghdad e Sarajevo per missioni di diplomazia popolare.

Nel 2012 assume la carica di Presidente dell’associazione nazionale Partigiani Cristiani. Prima ancora che un politico Bianchi è uomo di cultura, intellettuale squisito ed appassionato, filosofo e poeta. Le sue pubblicazioni sono così numerose che con facilità ognuno potrebbe farsi, nella sua biblioteca personale, uno scaffale a lui riservato.