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22 aprile 2021, giornata mondiale della Terra

A cura di Marilena Vimercati

Le origini di questa giornata

Il 22 aprile si celebra l’Earth day, la giornata mondiale della Terra le cui origini risalgono al 1970 per iniziativa di un  senatore degli Stati Uniti, Gaylord Nelson, e pensata come evento di carattere prettamente ecologista e limitato al contesto statunitense. Fu Denis Hayes, sostenitore dell’ambiente e dell’energia solare a dare carattere internazionale alla manifestazione fondando l’Earth Day e coinvolgendo più di 180 nazioni.

Il contesto storico era particolarmente favorevole alla presa di coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: infatti nel 1969 in California una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini e gli attivisti ambientali fecero fecero diverse manifestazioni per pretendere una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

Oggi la Giornata mondiale della Terra è diventata la Settimana mondiale della Terra: nei giorni vicini al 22 aprile, numerose comunità organizzano per un’intera settimana attività incentrate sulle tematiche ambientalipiù attualiallo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della sostenibilità.

L’Earth Day di quest’anno è dedicato al tema della perdita della diversità biologica e dell’estinzione delle specie.

La difesa della biodiversità

Con il termine biodiversità, abbreviazione di diversità biologica, s’intende la varietà della vita sul pianeta e delle relazioni che si stabiliscono tra gli esseri viventi e gli habitat. Proprio in difesa di essa nel giugno 1992 a Rio de Janeiro i leader mondiali hanno adottato la Convenzione sulla Diversità Biologica – CBD – entrata in vigore il 29 Dicembre 1993. Ad oggi, sono 196 i Paesi che l’hanno ratificata; in Italia è stata ratificata il 14 febbraio 1994 con Legge n. 124.


La CBD – Convenzione sulla Diversità Biologica distingue tre livelli in cui piante, animali e microrganismi si organizzano: il primo livello è quello dei geni, che dà vita alla diversità e all’eredità di ciascuna specie; il secondo è il livello delle specie che sono parte di un ecosistema, quali farfalle, salamandre, salmoni, pioppi, querce, petunie; infine il terzo livello è quello degli ecosistemi, intesi come entità reali del mondo naturale (foreste pluviali, steppe, barriere coralline, fiumi, ghiacciai, ecc.). Si può anche intendere la biodiversità come la conoscenza appresa dalle varie specie nel corso di un processo evolutivo di milioni di anni, su come sopravvivere alle condizioni ambientali in fase di grandi cambiamenti.

La CBD è un trattato internazionale giuridicamente vincolante per i paesi che hanno aderito con tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.

L’attuale era: antropocene

Così è chiamata la nuova era in cui l’umanità si trova a vivere oggi. L’idea di chiamare Antropocene questo nuovo periodo geologico  si deve allo scienziato olandese Paul Jozef Crutzen, premio Nobel per la chimica nel 1995 per i suoi studi sul buco nell’ozono. Secondo Crutzen, l’influenza della specie umana sull’ecologia della Terra è cominciata con l’immissione in atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica, in grado di aumentare la temperatura media del pianeta.

L’umanità si è allontanata progressivamente dalla natura in un processo lungo e complesso, che si è accentuato  a partire dall’inizio della Rivoluzione industriale rispetto al periodo di circa 200.000-300.000 anni di vita della nostra specie sulla Terra. Nell’arco temporale di un paio di secoli e mezzo la maggioranza dell’umanità ha vissuto in una dimensione culturale che considerava la natura sempre più come una fonte inesauribile di risorse da utilizzare e nel contempo come un ricettacolo, altrettanto inesauribile, di rifiuti e scarti, ma è solo negli anni successivi alla seconda guerra mondiale che siamo in entrati in quella che viene chiamata «La Grande accelerazione».

A partire dalla seconda metà del XX secolo infatti l’impatto delle attività antropiche sul pianeta e sulla biosfera è aumentato vertiginosamente a causa della crescita demografica, dell’espansione delle città, dello sviluppo di sistemi economici e tecnologici basati sullo sfruttamento delle risorse naturali come se fossero infinite, del permanere di un sistema energetico basato combustibili fossili.

L’impronta ecologica

L’impronta ecologica è un indicatore complesso utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle: misura pertanto la quantità di superficie naturale che serve per rigenerare le risorse che consumiamo e per riassorbire i rifiuti che produciamo. Questo indicatore si esprime in ettari, e prende in considerazione 6 categorie di superfici produttive:

  • terreni coltivabili;
  • pascoli;
  • zone di pesca;
  • aree edificate;
  • aree boschive;
  • superficie terrestre necessaria per smaltire le emissioni di carbonio.

Questo indice di valore è fondamentale per misurare la porzione di ambiente necessaria a produrre i beni e i servizi che permettono un certo stile di vita a una popolazione, e anche ad assorbirne i rifiuti. Il cibo che consumiamo, i beni e prodotti che acquistiamo, i rifiuti che produciamo, tutto ciò contribuisce a determinare la nostra impronta ecologica, e perciò la pressione che esercitiamo sul pianeta Terra.

Il termine impronta ecologica è stato utilizzato per la prima volta da William Rees, professione dell’Università della Columbis Britannica nel libro pubblicato nel 1996  L’impronta ecologica. Come ridurre l’impatto dell’uomo sulla terra scritto con un suo studente, Mathis Wackernagel, fondatore e attuale presidente del Global Footprint Network.

La parola chiave: sostenibilità

Sostenibilità è la parola più usata e abusata in questo periodo: ma qual è il suo significato? Ce lo può spiegare una metafora, quella della ciambella, utilizzata dall’economista inglese Kate Raworth  nel suo libro “L’economia della ciambella” https://shop.edizioniambiente.it/catalogo/l-economia-della-ciambella in cui spiega in modo chiaro e scientifico le basi per lo sviluppo sostenibile.

La ciambella è una metafora per definire lo spazio d’azione in sicurezza SOS – Safe Operating Space- racchiuso tra due confini: il confine esterno, quello ambientale, già da anni superato a livello globale e i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti; basta pensare ai cambiamenti climatici, all’acidificazione degli oceani, alla perdita della biodiversità; il confine interno è quello sociale dei diritti fondamentali da garantire a tutti gli uomini: nutrizione, istruzione, salute. E’ tra questi due confini che si estende un’area che assume la forma di una ciambella in cui lo sviluppo sostenibile è possibile.

Secondo l’autrice, una società stabile dovrebbe garantire a tutte le persone la disponibilità delle risorse di base (cibo, acqua, assistenza sanitaria ed energia) in modo tale che i diritti umani vengano pienamente rispettati. La dimensione sociale forma un confine interno, al di sotto del quale si sviluppano le condizioni per la privazione umana.

Per la Raworth, l’uso delle risorse naturali da parte dell’uomo non dovrebbe alterare i processi naturali della Terra causando, ad esempio, cambiamento climatico e perdita di biodiversità al punto tale da porla al di fuori dello “stato stabile”. •La dimensione ambientale costituisce un confine esterno, superato il quale si realizzano le condizioni di degrado ambientale.

Il confine esterno all’uso delle risorse è una sorta di “tetto”, oltre il quale il degrado ambientale diventa inaccettabile e pericoloso per l’intera umanità mentre il confine interno, corrispondente a un livello sociale di base,  è una sorta di “pavimento” sotto il quale la deprivazione umana diventa inaccettabile e insostenibile.

Nella sua riflessione Kate Raworth individua undici priorità sociali da incrociare con i confini planetari del SOS che per questo, oltre a essere “sicuro” è anche “giusto; si viene così a formare, tra questi diritti sociali fondamentali, che costituiscono la “base”, e i confini planetari, che costituiscono il “tetto”, una fascia circolare a forma di ciambella che può essere definita sicura per l’ambiente e socialmente giusta per l’umanità

Obiettivo  cardine dell’economia del 21 secolo allora è mantenere la crescita all’interno di uno spazio sicuro, cioè essere all’interno della ciambella.

Sostenibilità nell’Agenda 2030

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 paesi delle Nazioni Unite, esprime per la prima volta un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale.

Questa visione strategica supera definitivamente l’approccio tradizionale della sostenibilità come questione prioritariamente ambientale, affermando una visione interconnessa delle diverse dimensioni dello sviluppo.

Nell’Agenda 2030 i 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile sfidano la complessità delle tre dimensioni dello sviluppo: economico, ambientale, sociale perché ogni Obiettivo non può essere considerato in maniera indipendente, ma deve essere perseguito sulla base di un approccio sistemico, che tenga in considerazione le reciproche interrelazioni e non si ripercuota con effetti negativi su altri aspetti dello sviluppo.

Ad esempio: garantire un’istruzione di qualità, equa e inclusiva (Goal 4) vuol dire anche offrire pari opportunità a donne e uomini (Goal 5); per assicurare salute e benessere (Goal 3), occorre vivere in un Pianeta sano (Goal 6, 13, 14 e 15); un lavoro dignitoso per tutti (Goal 8) richiede l’eliminazione delle disuguaglianze (Goal 10).

In Italia nel 2016 si è costituita l’ASVIS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile e dal 2018 anche CESPI vi partecipa come soggetto associato condividendone la mission.

Obiettivo 17: Rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile

L’ultimo dei 17 obiettivi mira a rafforzare i mezzi di cooperazione internazionale per facilitare il raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030, anche nei Paesi in via di sviluppo: i traguardi globali infatti possono essere raggiunti solo se tutti i soggetti coinvolti collaborano attivamente.

A questo proposito anche l’azione politica è fondamentale: per questo nel luglio 2015 la comunità internazionale ha trovato un accordo per il finanziamento e la realizzazione di uno sviluppo sostenibile: il Piano d’azione di Addis Abeba, accordo definito una pietra miliare dal Segretario generale dell’ONU perché finalizzato a promuovere una prosperità  economica universale inclusiva e a migliorare il benessere della popolazione nel pieno rispetto dell’ambiente, oltre a fornire una base di partenza per l’attuazione della nuova agenda di sviluppo sostenibile.

Il contributo del colibrì

La scelta dell’immagine per questo articolo non è casuale: rimanda a una favola africana, che racconta la storia di un colibrì che, invece di scappare come tutti gli altri animali dall’incendio che sta devastando la foresta, fa la spola tra un corso d’acqua e le fiamme che divampano in modo consistente trasportando le poche gocce che il suo becco può contenere per spegnere l’incendio e al leone che lo deride: “cosa pensi di ottenere così?” lui risponde “Io faccio la mia parte”.

Transizione ecologica: un passo indietro

Quello che sta accadendo in Amazzonia, e in tutte le foreste tropicali e pluviali, riguarda tutto il mondo non solo per l’emergenza rappresentata dal cambiamento climatico ma anche per la relazione tra la deforestazione e il diffondersi di epidemie.

L’aggressione al bioma dell’Amazzonia, come accaduto con il virus del Nipah in Bangladesh e in India, sta spostando le specie animali selvatiche, dai pipistrelli alle scimmie e insetti, verso aree e villaggi rurali entrando così in contatto con gli allevamenti e le popolazioni locali, mentre allo stesso tempo apre il territorio amazzonico all’arrivo di specie più adatte ad una savana semi arida, compresi i roditori.

Questo favorisce una maggiore interazione umana con gli animali selvatici tra chi vive nelle zone rurali e chi  lavora nel cuore della foresta per organizzare la deforestazione,  aumentando così le possibilità che avvengo uno spillover, cioè che un virus virulento, un batterio o un fungo salti da una specie all’altra.

L’Istituto Evandro Chagas, https://www.iec.gov.br/ un’organizzazione di ricerca sulla salute pubblica a Belém, capitale dello stato del Parà in Brasile nel cuore dell’Amazzonia, ha identificato circa 220 diversi tipi di virus in Amazzonia, 37 dei quali possono causare malattie negli esseri umani e 15 con il potenziale di causare epidemie.

In questa situazione la ratifica del trattato tra l’Unione Europea e il Mercosur -Mercado Común del Sur – il mercato comune dell’America meridionale (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) potrebbe rappresentare un passo indietro rispetto allo sviluppo sostenibile. Essendo un trattato di libero scambio per facilitare l’export dall’Europa di automobili e dal Mercosur di carne a basso costo, soia, biocarburanti e altri prodotti agricoli, se ratificato, alimenterebbe la deforestazione in Amazzonia e le violazioni dei diritti umani, soprattutto per le popolazioni indigene, e il commercio di prodotti ad alto impatto per il clima.

Per approfondire

Convenzione ONU sulla diversità biologica

https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/convenzioni-e-accordi-multilaterali/convenzione-sulla-biodiversita-convention-on-biological-diversity

Approvazione dell’UE della Convenzione ONU sulla diversità biologica

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:l28102&from=IT

Video ASVIS

Video in inglese della durata di circa 15 minuti in cui Kate Ranworth spiega l’economia della ciambella:

Video della durata di circa 4 minuti con un intervento di Kate Ranworth durante il primo Forum italiano sull’economia circolare: 

https://www.cobat.tv/video/raworth+e+l%27economia+della+ciambella/474

Introduzione al libro di John R. McNeill e Peter Engelke che argomenta l’Antropocene, la nuova era in cui l’umanità si trova oggi:

https://www.lescienze.it/news/2019/10/01/news/la_grande_accelerazione-4556937

La grande accelerazione

Video Youtube Obiettivo 17: partnership per gli obiettivi

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